A chi appartieneva quel cadavere di donna, di età in seguito stabilita tra i venticinque e i trent'anni? I carabinieri accertarono che la donna era stata accoltellata più volte all'addome e alla schiena e infine decapitata. L'autopsia inoltre rilevò un aborto recente. Chi aveva amputato quel corpo della testa che non verrà mai ritrovata? L'avanzato stato di decomposizione aveva reso pressoché impossibile l'identificazione, anche per la difficoltà di rilevare le impronte digitali del cadavere.
Per settimane la stampa si pose queste domande. Ma l'unica certezza a cui si arrivò fu che quell'omicidio era avvenuto proprio nel punto esatto il cui quel cadavere fu trovato. Lo testimoniava il sangue, uscito copioso dopo la decapitazione.
L'indagine fu fin dall'inizio molto difficile. Si cominciò con gli elenchi di donne di cui era stata denunciata la scomparsa. Ma l'elemento fondamentale che permise l'identificazione della donna fu l'orologio trovato al suo polso. Si trattava infatti di un modello molto particolare, di marca Zeus, prodotto in soli 150 esemplari. Una ricerca svolta presso gli orafi di Roma e dintorni e il confronto con le denunce di scomparsa presentate nelle settimane precedenti il ritrovamento consentirono di identificare il cadavere come appartenente alla trentenne Antonietta Longo, una domestica siciliana di cui era stata denunciata la scomparsa alla fine di giugno dalla famiglia del medico Gasparri che ne aveva denunciato la scomparsa. La donna lavorava da una decina d'anni presso la famiglia. |