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| Fabrizio de André (* 18. febbraio 1940 a Genova; 11. gennaio 1999 a Milano. | |||
Esordisce nel 1958,
giovanissimo, con canzoni che poi sarebbero divenuti classici
del suo repertorio: 'La guerra di Piero', 'Il testamento', 'La
canzone dell'amore perduto' e 'Carlo Martello ritorna dalla
battaglia di Poitiers'. A dargli la notorietà è
però 'La canzone di Marinella', interpretata da Mina,
che lo avvia alla pubblicazione dei primi LP. |
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| „Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che da quest'età in poi ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa“ (F. de André) | |||
| L'11 gennaio 1999 Fabrizio de André muore a Milano, stroncato da un male incurabile. I suoi funerali si svolgono il 13 gennaio a Genova alla presenza di oltre diecimila persone. | |||
| Bocca di rosa | |||
| La chiamavano bocca di
rosa Metteva l'amore, metteva l'amore La chiamavano bocca di rosa Metteva l'amore sopra ogni cosa |
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Appena scesa alla stazione Del paesino di Sant Ilario Tutti si accorsero con uno sguardo Che non si trattava di un missionario |
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C'e' chi l'amore lo fa
per noia Chi se lo sceglie per professione Bocca di rosa nè l'uno nè l'altro Lei lo faceva per passione |
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Ma la passione spesso
conduce A soddisfare le proprie voglie Senza indagare se il concupito Ha il cuore libero oppure ha moglie |
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E fu cosi che da un giorno
all altro Bocca di rosa si tiro addosso L'ira funesta delle cagnette A cui aveva sottratto l'osso |
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Ma le comari di un paesino Non brillano certo in iniziativa Le contromisure fino a quel punto Si limitavano all'invettiva |
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Si sa che la gente da
buoni consigli Sentendosi come Gesù nel tempio Si sa che la gente da buoni consigli Se non puo piu dare cattivo esempio |
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Cosi una vecchia mai
stata moglie Senza mai figli senza piu voglie Si prese la briga e di certo il gusto Di dare a tutte il consiglio giusto |
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E rivolgendosi alle cornute Le apostrofò con parole acute „il furto d'amore sara punito disse dall ordine costituito" |
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e quelle andarono dal
commissario e dissero senza parafrasare: Quella schifosa ha gia troppi clienti Piu di un consorzio alimentare |
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Ed arrivarono quattro
gendarmi Con i pennacchi, con i pennacchi Ed arrivarono quattro gendarmi Con i pennacchi e con le armi |
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Spesso gli sbirri e i
carabinieri Al proprio dovere vengono meno Ma non quando sono in alta uniforme E l'accompagnarono al primo treno. |
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Alla stazione c'erano
tutti Dal commissario al sagrestano Alla stazione c'erano tutti Con gli occhi rossi e il cappello in mano |
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A salutare chi per un
poco Senza pretese, senza pretese A salutare chi per un poco Portò l'amore nel paese. |
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C'era un cartello giallo Con una scritta nera Diceva: Addio bocca di rosa Con te se ne parte la primavera |
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Ma una notizia un pò
originale Non ha bisogno di alcun giornale Come una freccia dall'arco scocca Vola veloce di bocca in bocca |
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E alla stazione successsiva Molta piu gente di quando partiva Chi manda un bacio, chi getta un fiore Chi si prenota per due ore |
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Persino il parroco che
non disprezza Il bene effimere della bellezza La volle accanto in processione E con la vergine in prima fila |
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E con la Vergine in prima
fila e Bocca di rosa poco lontano si porta a spasso per il paese l'amore sacro e l'amor profano. |
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Via del Campo |
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Via del Campo c'è
una graziosa gli occhi grandi color di foglia tutta notte sta sulla soglia vende a tutti la stessa rosa. |
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Via del Campo c'è
una bambina con le labbra color rugiada gli occhi grigi come la strada nascon fiori dove cammina. |
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Via del Campo c'è
una puttana |
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e ti sembra di andar
lontano lei ti guarda con un sorriso non credevi che il paradiso fosse solo lì al primo piano. |
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Via del Campo ci va un
illuso a pregarla di maritare a vederla salir le scale fino a quando il balcone ha chiuso. |
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Ama e ridi se amor risponde |
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La canzone di Marinella |
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Questa di Marinella è
la storia vera che scivolò nel fiume a primavera ma il vento che la vide così bella dal fiume la portò sopra a una stella. |
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Sola senza il ricordo
di un dolore vivevi senza il sogno di un amore ma un re senza corona e senza scorta bussò tre volte un giorno alla tua porta. |
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Bianco come la luna il
suo cappello come l'amore rosso il suo mantello tu lo seguisti senza una ragione come un ragazzo segue un aquilone. |
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E c'era il sole e avevi
gli occhi belli lui ti baciò le labbra ed i capelli c'era la luna e avevi gli occhi stanchi lui pose la mano sui tuoi fianchi. |
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Furono baci furono sorrisi poi furono soltanto i fiordalisi che videro con gli occhi delle stelle fremere al vento e ai baci la tua pelle. |
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Dicono poi che mentre
ritornavi nel fiume chissà come scivolavi e lui che non ti volle creder morta bussò cent'anni ancora alla tua porta. |
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Questa è la tua
canzone Marinella che sei volata in cielo su una stella e come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno, come le rose e come tutte le più belle cose vivesti solo un giorno, come le rose. |
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La città vecchia |
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Nei quartieri dove il sole del buon Dio
non dà i suoi raggi ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi, una bimba canta la canzone antica della donnaccia quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia. |
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E se alla sua età le difetterà
la competenza presto affinerà le capacità con l'esperienza dove sono andati i tempi di una volta per Giunone quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione. |
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Una gamba qua, una gamba là, gonfi
di vino quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo. |
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Loro cercan là, la felicità
dentro a un bicchiere per dimenticare d'esser stati presi per il sedere ci sarà allegria anche in agonia col vino forte porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte. |
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Vecchio professore cosa vai cercando in
quel portone forse quella che sola ti può dare una lezione quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie. Quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie. |
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Tu la cercherai, tu la invocherai più
di una notte ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette quando incasserai delapiderai mezza pensione diecimila lire per sentirti dire „micio bello e bamboccione“. |
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Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi
moli In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano. |
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Se tu penserai, se giudicherai da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese ma se capirai, se li cercherai fino in fondo se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo. |
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La ballata del Miché |
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Quando hanno aperto la cella era già tardi perché con una corda al collo freddo pendeva Michè. |
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Tutte le volte che un gallo sento cantar penserò a quella notte in prigione quando Michè s'impiccò. |
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Stanotte Michè s'è impiccato a un chiodo perché non voleva restare vent'anni in prigione lontano da te. |
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Nel buio Michè se n'è andato
sapendo che a te non poteva mai dire che aveva ammazzato soltanto per te. |
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Io so che Michè ha voluto morire perché ti restasse il ricordo del bene profondo che aveva per te. |
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Vent'anni gli avevano dato la corte decise così perché un giorno aveva ammazzato chi voleva rubargli Marì. |
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L'avevan perciò condannato vent'anni in prigione a marcir però adesso che lui s'è impiccato la porta gli devono aprir. |
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Se pure Michè |
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Domani alle tre |
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Domani Michè |
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Il testamento |
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Quando la morte mi chiamerà forse qualcuno protesterà dopo aver letto nel testamento quel che gli lascio in eredità non maleditemi non serve a niente tanto all'inferno ci sarò già. Ai protettori delle battone lascio un impiego da ragioniere perché provetti nel loro mestiere rendano edotta la popolazione ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana. |
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voglio lasciare a Bianca Maria che se ne frega della decenza un attestato di benemerenza che al matrimonio le spiani la via con tanti auguri per chi c'è caduto di conservarsi felice e cornuto con tanti auguri per chi c'è caduto di conservarsi felice e cornuto sorella morte lasciami il tempo di terminare il mio testamento lasciami il tempo di salutare di riverire di ringraziare tutti gli artefici del girotondo intorno al letto di un moribondo signor becchino mi ascolti un poco il suo lavoro a tutti non piace non lo consideran tanto un bel gioco coprir di terra chi riposa in pace ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d'oro ed è per questo che io mi onoro nel consegnarle la vanga d'oro per quella candida vecchia contessa che non si muove più dal mio letto per estirparmi l'insana promessa di riservarle i miei numeri al lotto non vedo l'ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati non vedo l'ora di andar fra i dannati per rivelarglieli tutti sbagliati quando la morte mi chiederà di restituirle la libertà forse una lacrima forse una sola sulla mia tomba si spenderà forse un sorriso forse uno solo dal mio ricordo germoglierà se dalla carne mia già corrosa dove il mio cuore ha battuto un tempo dovesse nascere un giorno una rosa la do alla donna che mi offrì il suo pianto per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d'amore per ogni palpito del suo cuore le rendo un petalo rosso d'amore a te che fosti la più contesa la cortigiana che non si dà a tutti ed ora all'angolo di quella chiesa offri le immagini ai belli ed ai brutti lascio le note di questa canzone canto il dolore della tua illusione a te che sei per tirare avanti costretta a vendere Cristo e i santi quando la morte mi chiamerà nessuno al mondo si accorgerà che un uomo è morto senza parlare senza sapere la verità che un uomo è morto senza pregare fuggendo il peso della pietà cari fratelli dell'altra sponda cantammo in coro giù sulla terra amammo tutti l'identica donna partimmo in mille per la stessa guerra questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore si muore soli questo ricordo non vi consoli quando si muore si muore soli. |
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Carlo Martello
ritorna dalla battaglia di Poitiers |
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Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor |
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al sol della calda primavera lampeggia l'armatura del sire vincitor |
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il sangue del principe del Moro arrossano il ciniero d'identico color |
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ma più che del corpo le ferite da Carlo son sentite le bramosie d'amor |
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„se ansia di gloria e sete d'onore spegne la guerra al vincitore non ti concede un momento per fare all'amore |
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chi poi impone alla sposa soave di castità la cintura in me grave in battaglia può correre il rischio di perder la chiave" |
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così si lamenta il Re cristiano s'inchina intorno il grano gli son corona i fior |
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lo specchi di chiara fontanella riflette fiero in sella dei Mori il vincitor |
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Quand'ecco nell'acqua si compone mirabile visione il simbolo d'amor |
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nel folto di lunghe trecce bionde il seno si confonde ignudo in pieno sol |
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„Mai non fu vista cosa più bella mai io non colsi siffatta pulzella" disse Re Carlo scendendo veloce di sella |
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„De' cavaliere non v'accostate già d'altri è gaudio quel che cercate ad altra più facile fonte la sete calmate" |
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Sorpreso da un dire sì deciso sentendosi deriso Re Carlo s'arrestò |
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ma più dell'onor potè il digiuno fremente l'elmo bruno il sire si levò |
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codesta era l'arma sua segreta da Carlo spesso usata in gran difficoltà |
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alla donna apparve un gran nasone e un volto da caprone ma era sua maestà |
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„Se voi non foste il mio sovrano" Carlo si sfila il pesante spadone „non celerei il disio di fuggirvi lontano, |
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ma poiché siete il mio signore" Carlo si toglie l'intero gabbione „debbo concedermi spoglia ad ogni pudore" |
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Cavaliere egli era assai valente ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì |
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e giunto alla fin della tenzone incerto sull'arcione tentò di risalir |
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veloce lo arpiona la pulzella repente la parcella presenta al suo signor |
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„Beh proprio perché voi siete
il sire fan cinquemila lire è un prezzo di favor" |
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„E' mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi puttane, |
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anche sul prezzo c'è poi da ridire ben mi ricordo che pria di partire v'eran tariffe inferiori alle tremila lire" |
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Ciò detto agì da gran cialtrone con balzo da leone in sella si lanciò |
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frustando il cavallo come un ciuco fra i glicini e il sambuco il Re si dileguò |
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Re Carlo tornava dalla guerra lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor |
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al sol della calda primavera |