Arte/ Musica

La bella Gigogin



La parola „Marsina“ mi è tornata per caso in mente leggendo un romanzo di Pirandello. Immediatamente, in una reazione a catena accompagnata da una forte nos­tal­gia mi è tornata alla mente il Fes­ti­val di San Remo e la canzone „La bella Gigogin“.
Finalista al IV Festival di Sanremo del 1954, la canzone „Aveva un bavero" del Quartetto Cetra ottenne un grande consenso del pubblico e della critica. Racconta la tragica storia d'amore della bella Gigogin morta annegata e del fidanzato che, per il dolore, si suicidò. L'idea è quella del „racconto popolare“, secondo la definizione degli autori Mario Panzeri e Virgilio Ripa, delle storie che si tramandano nel tempo e non si sa più se sono reali od inventate.
Il brano evoca un mondo antico fatto di sentimenti semplici, di storie narrate davanti al camino, d'amori lontani di un tempo che fu, quando un innamorato poteva andare a piedi da Lodi a Milano per incontrare la sua bella.
Nelle sere fredde e scure
presso il fuoco di un camino,
quante storie, quante fiabe
raccontava il mio nonnino.
La più bella ch'io ricordo
è la storia di un amore,
di un amore appassionato
che felice non finì.
Ed il cuore di un poeta
a tal punto intenerì
che la storia di quei tempi
mise in musica così:
Aveva un bavero color zafferano
e la marsina color ciclamino,
veniva a piedi da Lodi a Milano
per incontrare la bella Gigogin.
Passeggiando per la via
le cantava „Mio dolce amor,
Gigogin speranza mia
coi tuoi baci mi rubi il cuor“.
Ma con altri del paese
in Piemonte fu mandato
e per esserle vicino
col suo cuore innamorato
sopra l'acqua di una roggia
che passava per Milano
perché lei lo raccogliesse
ogni dì gettava un fior
La bella Gigogin
lei tremando lo aspettava
sospirando „Torna amor!"
e bagnandolo di pianto
lo stringeva forte al cuor.
Aveva un bavero color zafferano
e la marsina color ciclamino,
veniva a piedi da Lodi a Milano
per incontrare la bella Gigogin.
Passeggiando per la via
le cantava „Mio dolce amor,
Gigogin speranza mia
coi tuoi baci mi rubi il cuor“.
Poi, saputo che il ritorno
finalmente era vicino,
sopra l'acqua un fior d'arancio
deponeva un bel mattino.
Lei, vedendo e indovinando
la ragione di quel fiore,
per raccoglierlo si spinse
tanto tanto che cascò.
Verso il mare con quel fiore,
lungo il fiume se ne andò,
e anche lui, per il dolore,
dal Piemonte non tornò.
Aveva un bavero color zafferano
e la marsina color ciclamino,
veniva a piedi da Lodi a Milano
per incontrare la bella Gigogin.
Lei lo attese nella via
fra le stelle stringendo il fior
e in un sogno di poesia
si trovarono uniti ancor.
 
Canzoni popolari
Ma guarda un po' cosa si impara quando si inseguono i ricordi del passato (quasi remoto). Gigogin (che poi sarebbe il diminutivo piemontese di „Tere­sina“) tra i cospiratori del Risorgimento voleva dire anche ITALIA. La bella Gigogin era stata anche una canzone patriottica del Risorgimento [], cele­bre in tutto il nord d'Italia.
„La Violetta" e „La bella Gigogin"
Oh, la bella Gigogin,
col tromilerillellera,
la va spasso col so' spincin,
col tromilerillerà!
Di quindici anni facevo all'amore...
Dàghela avanti un passo,
delizia del mio core!
A sedici anni ho preso marito...
Dàghela avanti un passo,
delizia del mio core!
A diciassette mi sono spartita...
Dàghela avanti un passo,
delizia del mio cor!
La ven, la ven,
la ven alla finestra,
l'è tutta, l'è tutta,
l'è tutta incipriata!
La dis, la dis,
la dis che l'è malada
per non, per non,
per non mangiar polenta!
Bisogna, bisogna,
bisogna aver pazienza,
lassalla, lassalla,
lassalla maridà!
Il testo è composto da un miscuglio di strofe popolari adattate alla musica dal maestro milanese Paolo Giorza nel 1858. Il contenuto è fortemente anti-austriaco.
 
 
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