Letteratura

Chiare, fresche e dolci acque


Chiare, fresche e dolci acque.“, sono questi versi fa­mo­sis­simi di Francesco Petrarca che, letti e imparati a scuola, non si dimenticano mai, as­so­ciati per sempre nella memoria, come anche la figura angelicata di Laura, al grande poeta toscano.
Il Canzoniere (titolo originale Rerum vulgarium fragmenta) è la storia, attra­verso poesia, della vita interiore del Petrarca.
Petrarca
Canzoniere
La raccolta comprende 366 com­po­ni­menti: 317 so­netti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 ma­dri­ga­li. La maggior parte delle rime del Can­zo­niere è d'ar­go­mento amoroso, una trentina sono di argomento morale, religioso o politico.

Sono celebri le canzoni Italia mia e Spirto gentil nelle quali il concetto di Pa­tria si identifica con la bellezza della terra natale, sognata libera dalle lotte fra­tri­cide e dalle milizie mercenarie. Fra le canzoni più celebri ricordiamo anche Chiare, fresche e dolci acque e tra i sonetti Solo e Pensoso.

Il torrente „la Sorgue" che ispirò il Petrarca
XIV.
Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.
 
S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.
 

Tempo verrà ancor forse

ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Da' be' rami scendea,

(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: „Qui regna Amore“.
 

Quante volte diss'io

allor pien di spavento:
„Costei per fermo nacque in paradiso!“.
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'i' dicea sospirando:
„Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ò pace.

Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia,
poresti arditamente
uscir del bosco e gir infra la gente.

 
 
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