Letteratura

La leggenda di Alarico


Giosuè Carducci
         
Giosuè Alessandro Mi­che­le Car­ducci
(Valdicastello, 27 luglio 1835 - Bolo­gna, 16 febbraio 1907) è stato un famoso poeta. Fu il primo italiano a ricevere (1906) il premio Nobel per la let­te­ra­tura.
Nella notte del 24 agosto del 410 D.C. Alarico, Re dei Visigoti, entrò con il suo esercito in Roma, pas­sando per Porta Salaria. Dopo tre giorni di saccheggi e violenze (pare comunque che ci fosse sta­to l'ordine di non sa­cri­ficare vite umane e di risparmiare le chie­se) i barbari abbandonarono l’Urbe e si di­ressero verso il Sud della penisola, con l’in­ten­zio­ne di rag­giun­gere le cos­te africane per nuove invasioni e con­quiste. Ma improvvisamente Alarico, ap­pena qua­rantenne, si ammalò im­prov­vi­sa­mente e morì nei pressi dello Stretto.

Narra la leggenda che i Visigoti, per evitare che i ro­mani potessero violare la tomba del loro re, de­via­ro­no il fiume Busento nei pressi di Cosenza e sep­pel­lirono nel suo letto Alarico con tute le sue armi, il suo cavallo ed il suo tesoro. In seguito ripristinarono il normale corso delle acque. Gli schiavi usati per de­viare tem­po­ra­nea­men­te il corso del fiume furono uccisi, affinchè non potessero rivelare a nessuno il segreto.


La tomba nel Busento 
(Traduzione di Giosuè Carducci)
Cupi a notte canti suonano
Da Cosenza su 'l Busento,
Cupo il fiume li rimormora
Dal suo gorgo sonnolento.
Su e giù pe 'l fiume passano
E ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono,
Il gran morto di lor gente.
Ahi sì presto e da la patria
Così lungi avrà il riposo,
Mentre ancor bionda per gli ómeri
Va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano
Su le sponde i Goti a pruova,
E dal corso usato il piegano
Dischiudendo una via nuova.
Dove l'onde pria muggivano
Cavan, cavano la terra;
E profondo il corpo calano,
A cavallo, armato in guerra.
Lui di terra anche ricoprono
E gli arnesi d'òr lucenti:
De l'eroe crescan su l'umida
Fossa l'erbe de i torrenti!
Poi, ridotto a i noti tramiti,
Il Busento lasciò l'onde
Per l'antico letto valide
Spumeggiar tra le due sponde.
Cantò allora un coro d'uomini:
- Dormi, o re, ne la tua gloria!
Man romana mai non vìoli
La tua tomba e la memoria!
Cantò, e lungo il canto udivasi
Per le schiere gote errare:
Recal tu, Busento rapido,
Recal tu da mare a mare.
 
 
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